
Il 1° Gennaio 2010 è di certo una data importante per gli installatori di sistemi di condizionamento,
e non solo per loro.
Infatti proprio questa data rappresenta un altro avvicinamento verso il definitivo tramonto dei
refrigeranti HCFC (idroclorofluorocarburi) come ad esempio l’R22.
I refrigeranti HCFC sono stati utilizzati per molteplici scopi, dalle bombolette spray ai frigoriferi
domestici, dai piccoli condizionatori ai grandi gruppi frigoriferi.
Ma facciamo un po’ di chiarezza e soprattutto mettiamo ordine al calendario:
fu il protocollo di Montreal, nell’ormai lontano 1987, a decidere la sorte degli HCFC,
corresponsabili di incrementare il buco dell’ozono e quindi il surriscaldamento del pianeta.
Nell’ambito del condizionamento residenziale e commerciale leggero (con potenze sotto i 100Kw),
nel territorio dell’unione europea il protocollo di Montreal prevedeva il divieto di immissione sul
mercato di prodotti contenenti HCFC per il solo raffreddamento a partire dal 1/7/2002, e dal
1/1/2004 il divieto fu esteso anche ai climatizzatori a pompa di calore.
Come dicevamo dallo scorso 1/1/2010 il divieto nell’uso di HCFC vergine è stato esteso anche ad
interventi di manutenzione su impianti tuttora esistenti mentre dal 1/1/2015 gli HCFC saranno
completamente banditi.
Gli effetti pratici di questa normativa non si faranno attendere: le scorte di R22 infatti sono destinate
ad esaurirsi a breve con un conseguente e repentino aumento dei prezzi.
Che fare allora?
Le industrie di settore si stanno già mobilitando perché il business può fare gola a molti.
Solo nel settore residenziale in Italia infatti si stimano oltre 4.000.000 di climatizzatori attivi
funzionanti con refrigerante R22.
I produttori di refrigeranti si sono già mobilitati per produrre refrigeranti alternativi, i cosiddetti
Retrofit, ovverosia miscele che sostituite al refrigerante originale, consentono il riutilizzo dei
climatizzatori esistenti.
I retrofit hanno però alcune sostanziali criticità:
· non sono sostituti “universali”, infatti ogni applicazione ha la sua miscela corretta.
· non possono garantire le identiche prestazioni dei refrigeranti originali;
· anche l’affidabilità resta un punto critico, soprattutto nei sistemi ad espansione diretta.
I produttori di climatizzatori dal canto loro possono mettere sul campo numerose armi di
convincimento nel favorire la dismissione e la relativa sostituzione degli impianti esistenti:
innanzitutto un impianto funzionante a R22 ha alle spalle come minimo 6 anni di vita per cui la
decisione di non sostituirlo sarebbe rimandata soltanto di poco tempo.
Ma soprattutto il consumatore attualmente può beneficiare di un’offerta molto ampia di
climatizzatori che riescono a garantire efficienze nettamente superiori ai modelli precedenti,
ammortizzando così in poco tempo l’investimento verso la sostituzione radicale dell’impianto.
Ad esempio, un’azienda leader nel settore come Mitsubishi Electric, nel 2003 commercializza un
climatizzatore inverter ad R22 con potenza di 9000 BTU/h (modello MSZ-G09SV) che garantiva
un’efficienza in raffreddamento EER = 2.78 e in riscaldamento COP = 3.16.
Oggi Mitsubishi Electric presenta il modello Kirigamine MSZ-FD25VA funzionante con
refrigerante R410A di eguale potenza rispetto al suo antesignano, ma che è in grado di raggiungere
EER = 5.15 e un COP = 5.25, un’efficienza superiore di circa l’80%.
Una criticità verso la sostituzione del prodotto è però rappresentata dalla necessità da parte
dell’installatore di dover prestare un’attenzione particolare alla tubazione esistente:
infatti l’R22 conteneva molecole di cloro che a contatto con l’olio contenuto nei climatizzatori a
R410A ne può depauperare le proprietà lubrificanti, con conseguente perdita di affidabilità.
E’quindi necessaria una scrupolosa bonifica delle tubazioni esistenti attraverso solventi specifici,
talvolta anche molto inquinanti, ed appannaggio di mani esperte.
Inoltre le tubazioni per l’R22 potevano presentare sezioni e spessori differenti da quelli indicati per
R410A.
Mitsubishi Electric vanta una grande competenza in materia, disponendo di un’ampia gamma di
climatizzatori dotati di “Replace Technology”.
I climatizzatori di Mitsubishi Electric contengono infatti un esclusivo olio HAB (Hard
AlchilBenzenico), in grado di resistere alla contaminazione da cloro.
I compressori sono dotati di tecnologie evolute per la riduzione della temperatura di lavoro con una
conseguente maggiore affidabilità nel tempo dei compressori stessi.
In sostanza con Mitsubishi Electric è possibile sostituire i climatizzatori esistenti senza effettuare
alcuna operazione di bonifica delle tubazioni.
A breve sul sito www.mitsubishielectric.it potrai trovare maggiori dettagli sull’argomento
scaricando gratuitamente la “Guida alla Sostituzione”.
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